So cosa state pensando e no, le 'menti deboli' a cui mi riferisco non sono affatto quelle che immaginate. Le menti deboli a cui fa male il Cosplay sono quelle di narcisisti, manipolatori, bugiardi patologici, maniaci del controllo, invidiosi e in generale tutti coloro che sono profondamente insoddisfatti dalla loro vita reale.
Tutti questi soggetti trovano nel mondo Cosplay un microcosmo dove nutrire il proprio ego, che diventa anche il terreno fertile in cui buttare ogni loro frustrazione e poterne avere riscontro, diventando a tutti gli effetti degli abusatori psicologici!
Perché lo dico?
Perchè bazzico l'ambiente da più di vent'anni e, oltre ad averne visto con i miei occhi l'evoluzione, purtroppo in peggio, io stessa sono statə vittimə dei soggetti che vi ho descritto, tanto che per 'scrollarmi di dosso' parte dei traumi accatastati in quasi due decenni ho dovuto mettere la mia storia nero su bianco, per riuscire ad analizzarla oggettivamente, prenderne le distanze e iniziare la mia guarigione emotiva.
Ma lasciate che approfondisca meglio: il Cosplay è una piccola società chiusa che non è altro che lo specchio di quella in cui viviamo ogni giorno, solo che, essendo ristretta, tutto al suo interno, a partire dalle dinamiche interpersonali, ne risulta ingigantito. Così il buono diventa migliore, e il brutto, peggiore.
Nei primi anni Duemila, quando io ho cominciato a frequentarlo, il mondo Cosplay appariva quasi come un'isola felice dove si rifugiavano e si ritrovavano i Nerd, che spesso venivano emarginati e bullizzati per i loro interessi differenti, nella vita reale.
Io ero tra questi, anzi di più, poiché sono una persona disabile affetta da una malattia genetica rara che si chiama Atassia di Friedreich e la mia 'vita reale' era a tutti gli effetti la non-vita di chi è relegato per lo più in casa a causa di barriere architettoniche e mentali, difficili da abbattere.
Nel mondo Cosplay, come Nerd tra i Nerd, trovai chi aveva i miei stessi gusti ed interessi e strinsi amicizia con una facilità disarmante (bastava prestare una spilla da balia a un cosplayer a cui si era sganciato un pezzo del costume per diventarne il migliore amico). Indossavi i panni (spesso imbarazzanti perché realizzati in cartoncino, raso fosforescente e parrucche di carnevale impettinabili) de tuo personaggio preferito, scambiavi una risata, un complimento e/o facevi uno scatto con altri cosplayer che avevi incontrato per la prima volta e il gioco era fatto! Eri uno del gruppo!
All'epoca il bello era che, di qualunque forma o colore tu fossi, se potevi spendere centesimi o migliaia di euro per ciò che indossavi, se mostravi un genere differente da quello biologico o se, come me, avevi limitazioni fisiche, eri comunque un cosplayer. Punto.
Poi, però, l'universo Nerd è stato sdoganato alla massa, è diventato mainstream e si è ingigantito a velocità inaudita (nel 2004/2005 i cosplayer in tutta Italia non superavano i 500, dopo il 2010 erano già più di 5000, poi 10000 e ora che è il 2025 dubito sia possibile censirli davvero) attirando non più solo gli appassionati che li trovano altri con cui vivere quanto amavano, ma fotografi più o meno dilettanti a caccia di soggetti da ritrarre a costo zero (ho perso il conto di quante cosplayer giovani o giovanissime siano state importunate da soggetti che, con la scusa di una macchina fotografica, hanno calpestato più volte il loro consenso), gente a caccia di facile notorietà (i narcisisti che ho nominato prima per cui dico sempre 'Se il panettiere di casa non ti ha mai sentito nominare, puoi tirartela quanto vuoi, ma famoso e VIP non lo sei davvero!') che scelgono il cosplay, non perché amano il personaggio, ma a seconda di quanto gli esalta il fisico, quanto va di moda e, quindi, quanti scatti gli chiederanno e follower sui social riuscirà ad ottenere. E fra tutti, loro, gli abusatori.
Sia chiaro, certi soggetti ci sono sempre stati e io ne sono la prova vivente, essendo statə attorniatə da 'falsi amici' che si sono approfittati emotivamente ed economicamente di me per la maggior parte dei miei vent'anni di Cosplay.
Il vero schifo?
Io ero una 'vittima consenziente': ho volontariamente lasciato che si approfittassero di me, perché ero talmente prostrata psicologicamente (mi sentivo indegna e mi vergognavo dei limiti del mio corpo dovuti alla disabilità) che ritenevo giusto 'pagare' (hotel, trasferte, cene, accessori cosplay ecc.) pur di aver la loro compagnia e non restare sola, accettando di venire costante criticata per il mio brutto carattere e il non adempiere a dovere alle loro richieste.
Fatto da una persona abile nei confronti di una disabile, quello che vi ho appena descritto si chiama ABILISMO, ma al di là di ogni categorizzazione è semplicemente abuso psicologico. Molti, per la ragioni più svariate, possono caderne preda e nel Cosplay, dove generalmente ci si mostra più aperti, fiduciosi, con la voglia di relazionarsi e fare nuove amicizie è anche più facile.
Le ' menti deboli' che popolano questo ambiente aspettando di trovare qualcuno da schiacciare per farsi 'grandi' sono sempre in agguato. Loro credono di essere i 'Forti' della situazione, eppure, proprio come i bulli a scuola, quanta codardia e fragilità si deve avere addosso per sentire la necessità di approfittarsi dell'altro, pur di ottenere riscontro del proprio, supposto, potere?
La vera forza è quella delle vittime di questi soggetti che, dopo quanto subito, non solo se ne liberano, ma riescono anche a ricominciare a sorridere, dare fiducia, amicizia, amore ad altri... togliendo ogni importanza a questi soggetti e al male che hanno fatto.
Tornando alla mia personale esperienza, ho subito un vero e proprio Ragnarok (l'Apocalisse della tradizione nordica) dovuto alla defezione con sospetta sequenzialità dei 'falsi amici' di cui sopra, la cui scomparsa ha distrutto quindici anni di lavoro di scrittura fatto insieme (oltre al Cosplay, scrivo e pubblico ormai dal 2008), dato che dai costumi fatti insieme ero passata al lavorarci e c'erano sempre i loro nomi e le loro foto insieme alle mie.
L'ultima frase dettami in quei frangenti è stata: «Con il tuo carattere di m***a, ti meriti di restare per sempre da sola!» per poi sparire per sempre dalla mia esistenza. Convinti di aver ridotto in cenere il mio lavoro di autore, il mio amore per il Cosplay e, finanche, la mia stabilità mentale, poiché perfettamente consci che da persona disabile, rimanendo senza più nessuno intorno, la mia unica alternativa sarebbe stata quella di rimanere chiusa in casa a piangere.
Le 'menti deboli', però, peccano sempre di arroganza, ritenendo sé stessi fondamentali, quando è solamente una liberazione quando finalmente si tolgono di torno.
L’ultimo
verso del Ragnarok raccontato nell’Edda dice: «Dalle ceneri un
nuovo inizio sorgerà!» per cui ho fatto ciò che il mio attuale
alterego cosplay spiegherebbe con la frase: «Brucerò tutto fino
alle fondamenta!»
Ho cancellato ogni traccia di quanto avevo fatto insieme a questi soggetti ( sito personale, profili social, foto, articoli, interviste, libri pubblicati, cosplay indossati) fino alla svolta finale… il mio nome.
Ho ucciso la me stessa cosplayer e scrittrice del ‘tempo che fu’ e sono rinatə nel 2024 come Alex L. Mainardi.
Ho imparato bene la lezione ricevuta e il libro che ho scritto 'Cosplability - Diversamente uguale' ne è il monito a imperituro ricordo: ho permesso all’abilismo e soprattutto alle 'persone sbagliate' di decidere per me, agevolandole addirittura, poiché ho confuso per quasi vent’anni ‘necessità’ con ‘amicizia’.
Bene, adesso è finita.
Ciò che sarà della mia vita d’ora in poi, dipenderà unicamente da quello che deciderò di accettare, o a cui vorrò ribellarmi e lo stesso vale per il mondo Cosplay.
Se adesso questo mondo non è più come vent'anni fa, se qualcuno al sua interno ci ha fatto soffrire, se non ci piacciono le dinamiche che vediamo e sperimentiamo, beh... sta a noi. Ad ognuno di noi!
Bruciamo tutto!
E rinasciamo dalle ceneri come draghi con nuove scaglie più robuste e splendenti che mai!
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